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Cari ex amici
By matteo | June 24, 2004
Da alcuni anni perdo amici con la stessa facilità con cui butto su chili. Non sto qui ora a ridiscutere sul cosa sia o non sia l’amicizia e badabìn e badabàn, ad un certo punto qualche cazzo di paletto bisognerà pur metterlo. Negli ultimi sei mesi il flusso ha portato con sè due amici e trequarti (nel senso che non ho ben capito se il tale sia o meno definitivamente perso). Mica conoscenze di ieri o ieri l’altro: compagni di scuola delle superiori, un venticinqu’anni di frequentazione, grossomodo. E’ successo lentamente: prima un po’ di distacco, poi le incomprensioni, le richieste di aiuto non accolte, l’agonia, la morte e la putrefazione. Così, quando oggi mi giro da quella parte, sento solo un terribile puzzo. Restano, probabilmente per quello che sono, i bei momenti passati assieme, le belle gite, le grasse mangiate bevute risate, i bei ricordi in due parole. In fin dei conti gente per uscire a mangiare, scherzare, far casino la si trova ad ogni angolo. Con l’amicizia è un qualcosina più difficile, pensavo. Di tutta la gente che si ha intorno la stragrande maggioranza la si trova (dai genitori ai vicini di casa, passando per i colleghi di lavoro) mentre, per fortuna, gli amici si possono scegliere. Però. Però quando non si sente più la stima, quando ti viene rinfacciato sempre qualcosa, col bel sorriso sulla faccia, si capisce, si ride, si capisce, si fa per scherzare, uno pensa che ci son altre possibilità. Allora lascia là anche gli anni di frequentazione, le balle varie, e se ne va. Ci sarebbe anche il discorso dell’aiuto, ma è anche una questione di dignità, di misure diverse, di diversi pesi.
Ecco, m’era venuto in mente di fare una specie di lettera aperta, generale e generalista, invece ne è venuto fuori un bel pacco di cazzi miei. Portate pazienza.
Topics: Si potrebbe dire outing | 5 Comments »
June 24th, 2004 at 12:51 pm
Sa che c’è, Colonnello? che siccome siamo umani, finisce che dagli amici pretendiamo.
Che cosa? Comprensione, condivisione, attenzione… tutte cose sacrosante, per carità, ma difficili da avere. E soprattutto, da mantenere. E siccome mantenerle fa fatica, spesso gli amici sono, più che altro, compagni di strada. Alcuni per un tratto più breve, altri più lungo… i più fortunati hanno compagni di cordata, quelli che ti reggono se stai cadendo e si affidano a te senza remore. Certo è difficile, assai… ci vuole tempo per “coltivare” gli amici e spesso è quello che manca. A loro, ma a volte anche a noi.
Io, però, continuo a provarci… e lei?
June 24th, 2004 at 5:48 pm
Riccio ha ragione. Perfettamente ragione.
Anche nel continuare a provarci. :-)*
June 24th, 2004 at 6:16 pm
A volte mi sconsolo, cara Riccio e, al contrario di voi due, lascio stare. Probabilmente sbaglio.
June 24th, 2004 at 7:31 pm
Beh, non è che bisogna insistere e insistere e riprovare per forza. A volte non vale la pena, a volte non è nemmeno giusto. Le amicizie possono non essere eterne; ce ne si può dispiacere, ma non necessariamente bisogna sentirsi in colpa.
June 24th, 2004 at 9:26 pm
Sentirsi in colpa mai, Squonk… come mi hai detto una volta, non è detto che le strade che si dividono siano necessariamente un male.
Ed il provare a fare ancora un tratto di strada insieme dipende da come hai vissuto, per così dire, il “tratto comune”.
Anche nelle cordate alla fine il “peso morto” bisogna abbandonarlo per non precipitare, no?