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Stili di vita
By matteo | June 29, 2004
Domenica, in una bella festa dedicata all’ambiente, raccolgo, a mani basse, ogni opuscolo che trovo. Così, durante una pausa dalla calura, leggo e scopro quanto sia deprecabile, per molti, il mio stile di vita. Mangio carne quindi affamo qualcun altro che, grazie al cibo risparmiato per gli animali da nutrimento potrebbe… Non boicotto una tal compagnia petrolifera quindi mi rendo, in percentuale, complice dei suoi misfatti… Semplificazioni, direte. Mica tanto. Comunque non meno di chi propone e dispone, con impeto manicheo, cotanti e cotali correlazioni senza dire che le questioni sono, come dire, un filino più complesse. Che ci sono mercati e strategie globali e che non si può, semplicemente, dire che l’umanità starebbe subito bene se tutti non mangiassero carne.
Consideriamo poi, ad esempio, il boicottaggio di una tal compagnia: fatalità un distributore di tale bandiera è proprio sulla strada che mi porta al lavoro, nel comune dove vivo, praticamente sottocasa. Ho la macchina a gas e il distributore ha il gas. Se lo volessi boicottare ho solo due alternative facili: a 8 chilometri andata e 8 chilometri ritorno rispetto alla strada che faccio sempre o 4 + 4 deviando dal tragitto del lavoro in città. Nella migliore delle ipotesi quasi un litro di gas che se ne va (la macchina è un 1.800 cc e comsumicchia). Cosa faccio: ci rimetto e consumo di più e inquino di più o faccio gas sottocasa? Dimmelo te, caro il mio alternativo. Sì, perché sono un pochettino perplesso sulla miriade di alternativi che ho incontrato, che metton su banchetti e propongono stili di vita diversi. Certo: si tratta di impressioni sommarie e giudizi affrettati ma un cellulare di un certo tipo, che costa, quando va bene, € 50 più del mio miserello dal € 60, non è un’opinione. Serve per lavoro: sul serio? Nemmeno se me lo dimostri con le prove, ci credo. Ed erano in molti a sfoderare, avvolti nei loro veli equosolidali, nei loro casacconi ecosolidali, con i loro ciabattoni equosolidali, parecchie robettine non proprio consumo-attento-e-responsabile. Perchè, ditemi se sbaglio, un paio di ciabatte adidas o nike, lo zainetto invicta tirato a lucido non son proprio robine di ‘sto genere. Probabilmente mi aspetto una coerenza che non è necessaria, magari nemmeno richiesta. Però quando metti su uno spettacolo di teatro dell’oppressione (anche se con i dovuti distinguo come da presentazione) e poi mi dai un esempio del genere ci resto male. Il proselitismo o, più in generale, la proposta alternativa nella mia mente l’associo sempre ad un esempio forte alternativo. Vedrei bene un alternativo con Motorola 8700 (meglio se senza proprio), con una bella maglietta bianca di cotone e i pantaloni di tela del mercato. Non con la bici in alluminio sotto il culo e la scarpetta che respira sotto il camicione equosolidale. Che poi costano, ‘ste cose. Il cibo, il vestire, i prodotti biologico-equosolidale costano una pacca di soldi. Mi verrebbe da dire che si può essere eco-biologico-solidali se si ha il grano, quasi quasi. Son generalizzazioni, lo ripeto, ma io mica mi metto a dire come si dovrebbe vivere, mica apro stand e appendo manifesti. Poi trovo il bollettino di conto corrente postale che chiede l’offerta per un "asilo per dare dignità agli ultimi anni degli animali…" e mi girano pure le balle. Quei dieci euro, se mi avanzano, li dò ad un bambino in difficoltà, se permetti. Mangio il salame, va bene, ma riesco ancora a vedere una certa differenza tra un essere umano e i nostri fratelli minori cani, asini, tacchini, cavalli e muli.
Credo che ogni iniziativa che va nel senso di una maggiore coscienza dell’ambiente, dei consumi, del rispetto sia apprezzabile e lodabile e, quando posso, partecipo, però mi rimane questo retrogusto qua. Magari son solo un po’ storto però, nel mio piccolo, almeno lo forzo di mettermi in discussione l’ho fatto.
Topics: Un tempo era tutta campagna | 1 Comment »
June 30th, 2004 at 6:26 pm
Sono decisamente d’accordo.
Aggiungerei una considerazione: amo la natura e detesto veder tagliare alberi, al tempo stesso anelo a una casetta in posto isolato circondato da alberi. Conseguenza: per farmi la casetta dovrei tagliare alberi, quindi sono in contraddizione. Ragionamento che segue: per far star bene la terra, bisogna essere in pochi. Mi auguro una catastrofe mondiale, che rimangano (specifico rimangano, io posso tranquillamente crepare) circa 200.000 persone in tutto il mondo, chi ha mai detto che la terra ha bisogno di noi?