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Scusi, lei è alternativo?
By matteo | February 5, 2005
Cosa vuol dire, oggi ed ora, essere alternativi? Prendiamola pure alla larga, in senso lato: si può ancora essere altro rispetto ad una moda, di qualsivoglia genere? Certo che lo si può, ma lo si è veramente? Quanto ci vuole perché il sistema inglobi una nuova tendenza e la massifichi sino a renderla sistema anch’essa? Pochissimo, sempre meno.
Mi vengono in mente solo alcuni esempi. Verso la fine di giugno del 1985 mi sono rasato a zero la testa, per la prima volta in vita mia. Ho continuato la mia solita vita di sempre e la gente, al supermercato, in chiesa, per strada, mi guardava allibità: ero una novità. Metti poi che il paesino era piccolo, basso vicentino, e l’amplificazione del fenomeno è stata massima. Qualche anno dopo i primi divetti del pallone, del cinema, insomma di quelli che girano per i media l’han fatto, si son rasati ed oggi, vent’anni dopo, nessuno fa caso alla cosa (già da diversi anni, in verità). C’è veramente, oggi ed ora, una qualche cosa che si possa fare, mettere, dire, baciare lettera e testamento che non sia già stata vista, o fatta, o messa o che, in ogni caso, non sia già proposta dal sistema? Sia nella versione massa, trendy, alternativo, eccentrico, e via discorrendo. Dal tatuaggio alla parlata più strampalata, dal capino all’oggettino, dalle news alla musica ho come l’impressione che non vi sia più spazio per un nuovo fenomeno punk, un nuovo ’68, un nuovo… Appena il sistema percepisce una novità non codificata, non assimilata e non mercificata (nel senso di "legata ad una tipologia di prodotti del settore…") genera gli enzimi che procedono e, già domani, la vedi in bella mostra dal giovane muratore. Sì perché la mia persona spia della diffusione di una qualsiasi cosa è "il giovane muratore" (e lo dico col massimo del rispetto che possiate immaginare). Arriva il copricellulare traslucido catopepplico? Oggi fa bella mostra di sè al collo della divetta tetterifatta o del bellone lobotomizzato in TV e domani lo vedi alla cintura del giovane muratore. Allora spesso, ma non sempre (tipo con i tatuaggi) dopodomani scompare dai due primordiali espositori. L’analisi mi sento di dire che calza soprattutto per mode che vanno dall’abbigliamento all’oggettistica, dal linguaggio alle automobili, dai giornali alla musica. Anche alcune "tendenze" per così dire culturali: cos’è capitato alla new-age, ad esempio? Soprattutto sotto il profilo dei prodotti, dei riti, degli ambienti al quale fa riferimento: quante cazzo di candele non ci sono, ovunque?
Non so nemmeno perché le ho scritte, ‘ste baggianate, forse perché ero stufo di scrivere puttanate.
Topics: Dimmene tante | 12 Comments »
February 5th, 2005 at 1:07 am
Andava finito meglio, in effetti, si poteva anche ragionarci su, ma, come dire.
February 5th, 2005 at 5:36 pm
ahahahahaah, le candele della new age! negozi di candele, reparti all’ipercoop, non se ne può più. grande spiritum, grazie di esistere!
February 6th, 2005 at 5:50 am
Alternativo sta per invece di, e dal momento che su questo pianeta non siamo pochi e le soluzioni a tutti i problemi dell’esistenza possono essere alternative solo lo spazio di un momento, finchè qualcun altro non prende le stesse strade non percorse corticali,in quel momento bisogna escogitare qualcos’altro.
Non è possibile essere alternativi sempre, in fondo continuiamo a vivere anche una esistenza routinaria, siamo macchine, biochimiche finchè si voglia, ma macchine in cui una vita vegetativa è sempre presente.
Si può vivere di ricerca di cose nuove, ma nessuno ci garantirà il brevetto ed a volte i frutti della ricerca marciscono nell’anonimato.
E spesso non sapremo mai se siamo alternativi.
Se mi si chiede se siamo alternativi? Non lo so.
Alternati, forse si.
February 7th, 2005 at 1:25 am
ciao, passo per un saluto.
February 7th, 2005 at 4:19 pm
@Caporale: è tutto merito tuo, in realtà.
@Innominato: ottima precisazione. La mia voleva solo essere un’osservazione sui costumi.
@watergate: anch’io.
February 7th, 2005 at 6:31 pm
In fondo, credo che molti di noi siano vittime del mito dell’alternatività. Vorremmo essere “diversi” perchè sembriamo tutti uguali, senza renderci conto che più ci sforziamo in questo senso più diventiamo davvero uguali agli altri. Mi fermo, perchè il prossimo passo è “sii te stesso”, e di quello mi vergognerei un po’.
February 7th, 2005 at 7:54 pm
merito mio … dio bono, quando si è incanutito richard gere tutte a dire che era diventato ancora più arrapante. è successo a me, e spiritum mi scambia per suo padre.
February 7th, 2005 at 9:53 pm
“[…] in fondo continuiamo a vivere anche una esistenza routinaria, siamo macchine, biochimiche finchè si voglia, ma macchine in cui una vita vegetativa è sempre presente”.
Innominato indica la strada.
Alternativo (whatever it may mean) non sarà mai più nel costume nè nel modo di vivere (le comuni, gli hippies, gli yuppies i cyberg raves) ma nell’azzerare i modi del tempo. Pretendere l’alternatività, perdere gli amici, i concerti, il lavoro. Il tempo ri-dimensionato è alternativo. E lo dico per esperienza diretta.
isntitapity
February 7th, 2005 at 10:08 pm
Signor Spitirum, questo è un esempio di inutile mimetissmo. Lo sappiamo tutti che lei è un diverso.
February 7th, 2005 at 11:28 pm
Alternativo o no, per me col capo rasato è tanto affascinante, Colonnello…
February 11th, 2005 at 8:39 pm
La cosa positiva di questa globalizzazione dell’alternatività è che hai la certezza – in qualunque modo ti comporti, vesti, atteggi, ecc – di essere sempre alternativo a qualcosa. Una gran fatica in meno.
February 11th, 2005 at 8:59 pm
>ho come l’impressione che non vi sia più spazio per un nuovo fenomeno punk, un nuovo ‘68, un nuovo…
vedi? già ti stai rifacendo a qualcosa di precedente…
è un casino.. forse sì è già fatto davvero tutto.