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Della noia
By matteo | October 12, 2005
Quale è la più grande paura di oggi? Diventar poveri? Diventar stronzi? Diventar calvi? No, annoiarsi. Pensateci: c’è il mito di due cuori ed una capanna, una povertà dignitosa, il riscatto dei poveri (fino a che le pezze al culo non toccano il culo stesso). Mai si è mai sentito parlare di una noia dignitosa, del riscatto dalla noia? L’esecrabile ipocrisia che regna e governa è: non bisogna mai, dico mai, parlare della noia, anche solo pensare lontanamente che ci sia l’eventualità di una possibilità su un miliardo di annoiarsi. A parte le frasi di convenienza, che la dicono lunga sulla cultura diffusa, dopo una momento passato assieme, tipo “spero che non ti/vi sia/siate annoiato/i” (e tutto intorno), cioè non che non abbiate mangiato o bevuto male, che abbiate sentito discorsi del cazzo o interessantissimi o medi, la preoccupazione è la noia. Come fosse un malanno, un trauma tremendo. La stessa premura, forse ancor maggiore, verso i piccini: guai se si annoiano. Probabilmente è il peggior insulto che si possa assegnare ad uno sfigato, peggio di dire che gli puzza l’alito o i piedi: è un tizio noioso. In find dei conti si può dire anche con una vena di simpatia che uno è sfigato, mai che è noioso.
Bon: la mia parte per denunciare la cosa l’ho fatta. Spero di non avervi annoiato.
Topics: Politica e politici | 20 Comments »
October 12th, 2005 at 10:47 am
Horror vacui, flagello dei nostri tempi e sentiero sbagliato imboccato a tavoletta. Tutto quello che ci circonda è un monito al non annoiarsi, è un riempire gli istanti con qualcosa. Puoi telefonare mentre guidi, chattare mentre lavori, e farti mandare sul telefono-fotovideocamera le sequenze più esaltanti del reality mentre stai sul cesso (mi si conceda). Puoi vedere mille canali. Solo il fatto di poterlo fare significa doverlo fare. Se sei fuori sei – appunto – uno sfigato. Portati dietro il mondo, riempiti gli occhi e la mente, finché puoi.
Io mi sono fermato troppo indietro per risalire e sentirmi ancora in corsa. E’ che tutto mi scorre via accanto con un rumore insopportabile.
October 12th, 2005 at 11:19 am
@Marco: è quello che volevo dire io, ma tu l’hai detto molto meglio. La chiosa poi del tuo commento è magnifica. Bello anche la storia del controllo e del drago, mi ci rispecchio proprio. Una felice scoperta! Grazie.
October 12th, 2005 at 11:36 am
è vietato annoiarsi perchè è vietato sprecare la vita! ma per vivere bene è necessario anche “fermarsi un attimo” per riflettere, per aspettare, per stare fuori…
quanto mi fanno tristezza quelli che quando sono al cinema da soli nell’intervallo accendono il telefonino per vedere se gli sono arrivati dei messaggi!!! e ammetto che pure io l’ho fatto!
October 12th, 2005 at 12:19 pm
diciamo che è una bella bestia, la noia. ci sono giorni che desidero annoiarmi.
October 12th, 2005 at 12:31 pm
Mah, mi pare che qui si confonda l’elogio della lentezza con quello della noia. Sul serio qualcuno di voi, fuori di retorica, ama annoiarsi? Non ci credo neanche se lo vedo.
October 12th, 2005 at 2:02 pm
Mi dispiace ma questa volta non mi trovo d’accordo con te e neanche con @Marco, la noia è un malessere fisico che si presenta con una precisa sintomatologia, un preciso stato d’animo, un’angoscia che spesso è il sintomo di un’inizio di depressione e per questo forse la gente la fugge come la peste.
La noia però, è indice di intelligenza, “Se le scimmie riuscissero a provare noia, potrebbero diventare uomini.” scriveva Goethe e anche simbolo di opulenza e di benessere sociale, non è un caso che il maggior numero di suicidi avviene nei paesi più ricchi.
“La noia è la causa per cui esseri che si amano così poco fra loro, e cioè gli uomini, pure si cercano a vicenda con tanta premura; è, dunque, la radice della socievolezza. E contro la noia, la saggezza politica prende, come contro le calamità comuni, dei provvedimenti pubblici. A ragione; perché la noia, e il suo estremo opposto che è la fame, può spingere gli uomini ai più furiosi eccessi; panem et circenses è ciò di cui il popolo ha bisogno. Il rigido sistema penitenziario di Filadelfia, che impone l’isolamento e l’inazione, fece della noia un mezzo di punizione: l’effetto fu così terribile, da spingere al suicidio i detenuti. Se il bisogno è il flagello del popolo, la noia è il supplizio delle classi superiori. Nella borghesia, la noia è rappresentata dalla domenica, il bisogno dagli altri sei giorni della settimana.” (Schopenhauer)
October 12th, 2005 at 2:20 pm
bel post, mi è piaciuto.
(e visto che lo so che te lo stai chiedendo: no, nessuna ironia, nessun sarcasmo)
October 12th, 2005 at 3:28 pm
@Squonk: la compulsività nell’agire è segno che si ha paura della noia, forse. Non è tanto la questione della lentezza quanto del rimpiere ossessivamente ogni momento, per paura di annoiarsi.
@Gemisto: la butti troppo sullo specialistico. Era più una riflessione sulla paura – appunto – di annoiarsi. Interessante la storia del carcere: il nulla, la completa non azione può portare a scoppiare, non lo metto in dubbio.
October 12th, 2005 at 4:11 pm
Non per stare a sottilizzare più di tanto, ma per spiegarmi meglio: io non ci trovo nulla di male, nè di strano, nell’aver “paura” della noia. Perchè la noia, a differenza dell’ozio, della scelta consapevole di rinunciare temporaneamente a fare, correre, divertirsi, è una cosa brutta che abbrutisce. Tutto qui.
October 12th, 2005 at 5:07 pm
@Squonk: visto che non stai sottilizzando credo che la noia sia uno stato d’animo, è stop. ‘Abbruttire’ mi pare fortino. Dirò di più: la noia è delle personalità deboli, quando in un momento di ‘vuoto’ provano paura, sconcerto, sentono che l’animo vira verso la noia e siimpauriscono. Le personalità forti non si annoiano: nei momenti di vuoto pensano al vuoto, lo studiano: i più freddi cercano di capire perché son arrivati lì, i più caldi cercano di assaporarlo. E così non si ‘annoiano’ nel senso di prima, ma pensano. Il che, spero tu ne convenga, non è così comune oggigiorno.
October 12th, 2005 at 5:32 pm
Riconosco che la noia può essere altro rispetto a ciò di cui si parlava nel post e nel mio commento. E che la noia può essere dei deboli e dei forti, i deboli la fuggono, i forti la comprendono e accettano di poter stare con essa.
La lentezza, che tanto si elogia negli ultimi anni, è altro ancora. La noia di Moravia è ancora altro. Il tedio di Leopardi pure. Associare la noia al malessere sociale e ai suicidi mi appare un po’ azzardato, nonostante ci sia nella noia una sofferenza esistenziale, indice di interiorità e cultura. La “paura della noia” è un fantasma molto diffuso, sfruttato e rigorosamente sociale. Ma i fantasmi sociali sono tanti, vedi anche il bisogno di essere creativi. O indipendenti.
October 12th, 2005 at 5:38 pm
Convengo, ma non credo nè che la noia sia uno stato d’animo, nè che la noia sia dei deboli. Facendo tutte le tare del caso, non mi ritengo nè particolarmente debole, nè particolarmente incapace di pensare. Eppure, come tutte le persone normali, di tanto in tanto mi annoio, provo un senso di inutilità profonda rispetto alle cose che faccio, a certe giornate, a certi discorsi, a certi libri, a certi programmi tv, a certe persone. E’ una sensazione che non mi piace, e che rifuggo, proprio perchè – confermo – sento che l’abbrutimento si avvicina a grandi passi. Se il vuoto, invece, me lo scelgo io, allora è tutta un’altra cosa, ed è non solo gradevole, ma anche utile – di tanto in tanto.
October 12th, 2005 at 6:00 pm
@Squonk: ti contraddici, caro socio. Il provare un senso di inutilità per qualcosa che fai (liberamente e quindi che ti sei scelto), o discrosi o altro non è assimililabile al vuoto che – alla fine – dici di sceglierti e che pure ami? Cosa vuol dire che provi un senso di inutilità profondo se non che consideri ‘vuoto’ di significato quello che stai facendo? La noia è uno stato d’animo, è la deriva della coscienza e dell’autocoscienza, dell’incapacità di reagire. Se ‘ti stai annoiando’ per qualcosa che stai facendo – leggendo – vedendo reagisci in quel momento e abbraccia il vuoto o ‘studialo.
@Marco: allora sarebbe bello capire cos’è ‘sta noia.
October 12th, 2005 at 7:29 pm
1)La noia proviene o da debolissima coscienza dell’esistenza nostra, per cui non ci sentiamo capaci di agire; o da coscienza eccessiva, per cui vediamo di non poter agire quanto vorremmo. (Foscolo, Epistolario)
Però è anche vero che:
2)La vita non è cento volte troppo corta per annoiarsi?
(Nietzsche, Di là dal bene e dal male)
October 12th, 2005 at 9:29 pm
@PlacidaSignora: mi sei citazionaria, oggi. Belle tutte e due, le compro.
October 13th, 2005 at 8:39 am
(corbelleria tipo casalinga isterica che interviene al dibattito tv via telefono…)
Ma non è che siam predisposti alla noia per effetto di un monito generale a mettere a frutto ogni istante della nostra vita? Non ci martellano con un “produrre produrre produrre” ogni minuto, tanto da farci sentire in colpa se nulla abbiam da fare (predisponendoci alla noia) e quindi rifuggiamo, per estrarre da ogni momento morto della giornata un qualcosa da “fare”?
Passo due ore al giorno in treno. E ho radio, telefono, libri, agenda…o anche sonno, o pensieri…come tutti i “colleghi” in transito pendolare. Perchè è “tempo” che devo mettere a frutto, per quando non ne avrò.
October 13th, 2005 at 8:46 am
@Laflauta: potrebbe anche essere il monito cristiano del far fruttare i talenti. In treno, quelle rare volte che ci vado, dopo 5 minuti che leggo mi piace guardare la gente, carpirne le storie o inventarmele guardandoli solo in faccia. Magari ci troviamo in treno, un dì.
October 13th, 2005 at 9:23 am
Insisto sul concetto di noia uguale malattia borghese o se vogliamo dell’opulenza. Non a caso Schopenhauer dice che il suo estremo opposto è la fame
La mia professoressa di economia, tanti anni fa, spiegando il concetto di bisogni primari, insisteva proprio sul fatto che una persona impegnata a procurarsi i beni primari, ossia quelli atti a soddisfare i bisogni indispensabili per la sopravvivenza (acqua e cibo) non ha certo tempo né testa per altro, tanto meno per annoiarsi. L’esempio dei suicidi (molto alti nei paesi ricchi) è una conseguenza. E’ molto più alto in Finlandia che non in africa dove lo scopo principale è sopravvivere, ma anche in Italia, è molto più alto nelle ricche province del Nord che non in quelle del Sud dove una famiglia su quattro è sotto la soglia di povertà.
Diverso è l’ozio o meglio il “meritato dolce far niente” e qui mi trovo d’accordo con Squonk, è una scelta consapevole e temporanea che al contrario della noia ritempra, da nuova carica per continuare a vivere.
October 13th, 2005 at 9:41 am
linea trieste venezia, molto probabile.
October 13th, 2005 at 10:31 am
@Gemisto: se si guarda la noia sotto un profilo per così dire sociologico convengo. Se la si guarda da un profilo psicologico siamo sicuri che la piccola fiammiferia non si sia annoiata in poco tra un cerino ed un altro?