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    Dal dottoreUna volta all’anno, anche meno,…

    By matteo | February 9, 2003

    Dal dottore

    Una volta all’anno, anche meno, quando proprio non resisto più, vado dal dottore. In sala d’attesa, con altre 6 persone, me ne sto a pensare ai fatti miei, non son mai stato socievole, figurarsi con una mezza influenza nelle costole. Mi viene in mente, a volte lo dice anche la bella Personalità, che comincio a vedere il circondario, flora e fauna, in chiave blog, immaginandomi piccoli fiori su di un sentiero non sbagliato e così mi perdo.

    La fauna presente, dopo un rilassante silenzio di 10 minuti, condito da colpi di tosse e mugugni, decide che bisogna socializzare. In particolare lo decide una signora sulla sessantina che non sembra per niente afflitta da -algie (permanente fresca, cappotto lindo, sacchetto di plastica con incartamenti medici) che non resiste a raccontare alla dirimpettaia con marito (lei 55 passati, capello corto tirato da galleria del vento, vestiti e scarpette lindi e profumati, lui over 60, faccia rubiconda da giocatore di carte al bar sottratto al suo piacere) le seguenti mirabolanti avventure, con tono di voce sostenuto:

    – quella volta che ha litigato con quello del catasto per la casa

    – quella volta che ha litigato con quelli dell’ULSS per il medico della nuora

    – quella volta che ha litigato con quelli delle poste che non si davano abbastanza da fare.

    Finalmente, mentre mi sta venendo da vomitare per la quantità di bojate che la vecchia spara senza posa, arriva il suo turno. Si alza veloce e, guardandoci tutti, ci dice con un sorriso a metà tra il fesso ed il sardonico:”Adesso ne avrò per due ore” e guarda il bustone zeppo di incartamenti che tiene con la zampetta destra.

    Dopo 15 minuti la prima a scattare è la dirimpettaia colloquiante che, mentre prima si sbracciava nel dar ragione alla vecchiarda sul cattivo costume degli impiegati pubblici (giuro che ho pensato che fossero amiche e si conoscessero da una vita), ora rinnega vistosamente qualsiasi frequentazione o conoscenza. Il marito, pensando alla briscola persa, annuisce e rimarca con monosillabi. Poi gli altri 7 (ne son arrivati ancora, nel mentre), ad uno ad uno a imprecare (eccetto il sottoscritto e un ragazzo di neanche vent’anni, col capo chino), a chiedersi cosa mai stia raccontando la zozza al dottore. Alcuni cominciano a capire perché litigava con tutti e si chiedono, retoricamente, da chi potesse partire la scintilla. Dopo 40 minuti quaranta la campioncina vien fuori vispa e allegra, augura buonasera a tutti e arrivederci. Non ho resistito e, pensando che dovevo aggiungere l’orchite ai sintomi da elencare al dottore, ho rispoto con un “Ma vai a cagare” sottovoce pian pianino. Nel medesimo istante il mio vicino, il ragazzotto, apostrofa il saluto della megera con un altrettanto soffocato “Ma crepa brutta troja”. Gli altri han tutti risposto istituzionalmente al saluto e o non ci hanno sentito o non hanno voluto farlo. Lo so, non è un bell’esempio né una buona azione. Io mica sono un boyscout, però.
    P.S. Va bene grande così il corpo del testo?

    Topics: Uncategorized | 3 Comments »

    3 Responses to “Dal dottoreUna volta all’anno, anche meno,…”

    1. Gr0ucho3 Says:
      February 9th, 2003 at 11:33 am

      AH AH AH…grande!!RIpasserò nel tuo blog volentieri. CIao!

    2. utente anonimo Says:
      February 13th, 2003 at 10:18 pm

      Il racconto è stato spassosissimo. Complimenti, o sei uno scrittore umoristico o dovresti diventarlo!

      Mi sono ritrovata perfettamente nella situazione descritta. Infatti, fino a qualche anno fa, avevo un medico curante con un tempo medio di visita per paziente di 20 minuti. Con tempi del genere avevi il 90% di probabilità di prendere tutte le malattie presenti quel giorno in ambulatorio!
      Naturalmente ho cambiato medico.

      Ciao e visiterò ancora il tuo blog.

    3. Pattinando Says:
      February 14th, 2003 at 8:49 am

      Virtualmente per ovviare a queste sistematiche imprecazioni, la miglior cosa e farsi visitare al proprio domicilio. Mio nonno mi raccontava che il Professor Sabin gli portava lo zuccherino a casa. Virtualmente ti saluto. ciao