All’Inferno per il prosciutto
By matteo | January 17, 2008
Si discuteva con un vecchio amico su fede e corollari vari quando costui, abbassando il tono di voce, dice di voler confessare una propria paura. Misura le parole e, con tono quasi neutro, confessa di avere il timore che il suo Dio (quello dei Cristiani Cattolici, perché si possa ben capire il contesto) se la possa prendere con lui, nel Giudizio finale, per via della mancanze che vengon ritenute “più leggere”, tipo aver mangiato carne in giorno d’astinenza. S’immaginava che l’Altissimo potesse dirgli: “Ho sempre saputo che tanta gente ammazza e stupra, è nella sua natura perversa dell’uomo, lo posso anche capire. Però tu sai che ci tenevo a quelle regole là, non ti posso perdonare per quella fetta di prosciutto quel venerdì di quaresima!”. E giù a spalar merda nel più fetente dei rioni del Demonio, per l’eternità.
E’ bello sapere che c’è in giro gente che c’ha un rapporto sereno e felice col proprio Creatore!
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La civiltà delle macchine
By matteo | January 15, 2008
Se la si considera alla Matrix, con macchine senzienti che prendono il potere e dominano la razza umana forse non ci siamo ancora. Però un certo dubbio, raffrontando le nuove supercar ipetertecnologiche e i loro guidatori, insomma, un pochetto, dai. Però la “civiltà delle macchine” potrebbe proprio esser questa qua, invece. Si pensi a cosa succederebbe se, per una qualsivoglia causa, si guastassero anche solo due tipi di macchine: i computer e i motori a scoppio. Domani ci si alza e non funziona più nessun computer e nessun motore a scoppio: contate fino a tre e fate un bel respiro. Solo fino a cento anni fa, quando i miei nonni erano piccini, mica al tempo di Giulio Cesare, non dipendevano – per la loro sopravvivenza – praticamente ad nessuna macchina. Oggi? La stragrande quantità (la totalità?) del nostro cibo viene prodotto/confezzionato/fornito con l’ausilio di macchine senza le quali, o senza l’energia che le fa muovere (prodotta da altre macchine, in buona sostanza), quei prodotti non ci sarebbero. Ma quanti forni a legna potrebbero essere attivati, in alternativa? Quanti carri a trazione animale o locomotive a vapore (macchina pure quella, però) per trasportare cibarie ci sono in giro? E come si alimenterebbero le grandi città allora? In quanti perderebbero il lavoro se non funzionassero più le macchine che si utilizzano per “produrre ed operare”? Con che esiti a livello sociale? Senza parlare della comunicazione di massa che scomparirebbe d’incanto: libri, giornali, radio, TV tutti dipendono da macchine e relativa energia, senza possibilità di rimpiazzo.
Vi è mai capitato di pensare, guardando passare un’auto col suo bel conducente, che forse non siamo proprio del tutto guidatori ma anche molto “guidati” ed autisti del e per il mezzo? Siamo così tanto sicuri di avere – anche a livello di Nazioni, mica solo di singoli – il controllo di questa struttura complessa di macchine? E se passasse troppo vicino alla terra l’asteroide Smerdicon Centaury e – per un fenomeno non ancora noto – bloccasse tutto ciò che non è umano, animale o vegetale? Che siano senzienti o meno buona parte di questo mondo dipende strettamente dalle macchine che ha costruito e che governa, sperando che tutto fili liscio o, più probabilmente, non pensandoci affatto.
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Lesa maesta reloaded
By matteo | January 14, 2008
Si metta da una parte, solo per il un attimo, la questione dell’invito (sarebbe carino che si sentissero di più i termini “inopportuno” e “perché poi?”) così la questione potrebbe essere “ma per forza bisogna esser devoti ad un Papa e dirne solo di bene?”. L’altro prelato, uno che ha portato Santa Madre Chiesa avanti fino a prima del ’67 (no, è giusto avanti, lo si capisce da come dice messa, c’ha un altro modo di veder le direzioni, lui), pare sia molto in voga tra il clero ma non è detto che lo debba essere per tutta la polazione italiana, compresa quella scientifica nella sua totalità. Suona distorto, iperbolico e persino grottesco l’alzarsi di strali contro coloro che preventivano dissonanza con la presenza del Pastore alla prossima inaugurazione universitaria. Tra i tante risvolti grotteschi c’è il Rettore che dice che il Papa sarà accolto come “Messaggero di pace”, il rappresentante di un’ente religioso e spirituale che aveva l’agenda troppo piena per dar udienza ad un Premio Nobel per la Pace come il Dalai Lama. Poi la storia di imbavagliare la Chiesa, che ha megafoni e menestrelli scalpitanti in ogni dove e come e quando (già scordate le uscite a gamba tesa del supremo Ruini nei mesi scorsi su diversi punti della legislazione italiana?). Se ci vuol andare che ci vada, se si becca fischi e cori era stato avvisato, la libertà di espressione (nei limiti dei diversi Codici) è sancita, qua in Italia (in altri microstati non saprei). A parte i papaveroni e gli strombazzatori vedo qua, nella bianca campagna vicentina (ex sacrestia d’Italia) un certo malcontento proprio tra coloro che bazzicano quegli ambienti lì, quelli dello zoccolo duro per capirsi.
E così non dispiace poi tanto non far più parte del prestigioso club.
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