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  • In senso inverso

    By matteo | April 21, 2007

    sensoinverso.jpgLa passione per Philip Kindred Dick fu frutto di un contagio bloggico, di diverso tempo fa. Dopo “Un oscuro scrutare” fu la volta di “Ubik”, la febbre salì e, in un raptus di paperonismo, si uscì dalla libreria con altri 7 tomi del sior Dick. Pur consigliandolo tutto, sino ad ora l’idea che più m’ha preso è stata quella presente in “In senso inverso“. A parte la copertina attuale (probabilmente l’unico neo dell’opera) che uno dice: “Che c’azzecca la vignetta di Vincino?”, il romanzo è imperniato sull’idea che il tempo, ad un certo punto, gira di senso e torna indietro, per gli uomini però, non per tutto. La “fase Hobart”, così vien chiamata ‘sta inversione, fa sì che la gente resusciti, che continui a ringiovanire fino a rientrare nell’utero e scomporsi nelle due primordiali cellule. Il racconto va giù come un moscato da meditazione, con la stessa ricchezza di sapori, odori e piaceri. I tanti spunti filosofici, sul senso del tempo, sulla conoscenza, sulla morte, si intrecciano con la vicenda che è un misto di azione e di colpi di scena. Se vi piace leggere qualcosa che non sia scontato, prevedibile, stucchevole e zuccheroso potrebbe essere una buona lettura. Nella mia biblioteca è nella categoria “capolavori“. Certamente qualche critico sapientone dirà che è un’americanata.

    Darei un palla di Squonk per avere un’idea simile, porcaccia. Anche tutte e due.

     

     

    Salviamo il Pianeta

     

     

    Topics: Marketing | 7 Comments »

    Avete ragione voi

    By matteo | April 13, 2007

    Sempre, comunque e su tutto. Anche in qualunque e su qualunque cosa.

    E’ da tanto che volevo dirvelo.

    Bon.

    Topics: Politica e politici | 15 Comments »

    300

    By matteo | April 12, 2007

    leonida.jpg Sin dalle elementari, quando a storia si arriva a studiare la Gregia arriva anche il momento di fare una scelta di campo: dalla parte di Atene o da quella di Sparta. Per formazione, famiglia, educazione e via discorrendo son sempre stato schierato dalla parte di Atene, con un però. Dentro, in fondo al cuoricino, sentivo che non era una scelta totale e totalizzante, non era una fede, insomma. C’era un qualcosa che mi rodeva, mi ravanava come molti fanno con i gioielli o le narici, anche in pubblico.

    Ieri sera, al cinema, nel vedere 300 ho capito il perché: sono spartano, dentro. Forse è per quello che, appena fuori dalla sala, avrei rotto allegramente il setto nasale alla cicciottela paffutella che, invasata dal sacro spirito della critica, ha sentenziato ai due accoliti che la fiancheggiavano: “Dopo dieci minuti ho capito che era la solita americanata”.

    Topics: Si potrebbe dire outing | 12 Comments »

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