Dentro la pancia
By matteo | April 7, 2007
Avendo tempo ci sarebbero un sacco di teorie interessanti su cui confrontarsi. Mi pregio di presentarvene una, suggestiva verrebbe da dire, che particolarmente sollazza le qui presenti cervici. Riguarda una possibile spiegazione sull’origine dell’universo: la terra e tutta la volta celeste sono l’interno dell’intestino di una creatura assai grande. Il paragone più semplice, è lapalissiano, è con l’intestino nostro: non esistono forse dei microcosmi anche dentro ognugno di noi? Va chiarito che non si sta alludendo al celebre “mondo interiore” (spesso chiamato in causa da queste parti), più immateriale per così dire, ma proprio alla flora, a tutto quel lavorio, quei moti e quei fenomeni che nascono, maturano e dissolvono nel lungo condotto intestinale di ogni uomo (e di molte specie animali, ad essere precisi). La morfologia di quello che viene chiamato abitualmente “universo” è leggermente diversa ma la similitudine più aiutare la comprensione. Bisogna avere il coraggio di astrarsi un pochetto dai canoni comuni, dal fastidioso antropocentrismo che tutti ci contagia, pensare oltre gli schemi.
A dir la verità l’unica altra volta che ho cercato di esporre questa mia tesi gli astanti, per l’appunto ancora intrisi di antropocentrismo, antropomorfiso e tanta tanta cultura occidentale, han subito voluto chiarimenti: è allora il sole cos’è? E la luna, i pianeti, le stelle? A seguire ‘sti canoni, così umani, così scontati non si va da nessuna parte: e si ci si fosse sbagliati da sempre? Che la scienza prende delle signore cantonate è un fatto ineludibile e tante cose, al di là della crosta terreste e di quella fettina di aria che la avvolge, son mica facili da conoscere, figuriamoci da capire e da spiegare.
Ciao a tutti voi, fratelli batteri intestinali.
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Il parere ed il superfluo
By matteo | April 1, 2007
La cosa più bizzarra di Second Life è, probabilmente, il gran parlare che se ne fa attorno. Verrebbe da credere che ci sia un bel botto di gente che pensa: “Ziobonino, se non dico la mia su XYZ chissà come staranno in ambasce i miei lettori…”. E giù a scaricar gran pareri, magari senza averla manco vista, la cosa parerizzata. Perché sarebbe carino parlare di Second Life, ad esempio, dopo averci passato dentro almeno qualche oretta dentro. Stupisce ancor di più l’accanimento distruttivo contro, con paroloni come alienazione, sfigati, falliti e via così. Non sto qua a far la rassegna stampa, ché è troppo lunga. Premesso che non son certo il paladino di SL mi pare bello buttar qua alcuni dubbietti, magari qualcuno passa e lascia un’illuminazione:
a. perché si attacca SL e nulla si dice contro Word of Worcraft? Non che per forza si debba dire qualcosa contro, anzi, ma si stratta di una comunità che, mi pare, è più numerosa di quella di SL, i giocatori ci passano un bel pacco di ore dentro.
b. SL è superfluo, eccetto che per quelli che ci sbarcano il lunario, ed è un gioco. Come tutte le cose superflue e i giochi e i blog e ‘sto post qua e l’amabradàn del genere sono un passatempo, appunto, e andrebbero valutati in tal ambito, senza enfatizzazioni eccessive o sopravvalutazioni moralistico-etiche. Chè poi non avanza abbastanza etica per le tanto reclamate ed acclamate cose importanti.
c. Perché tanto accanimento contro SL e non contro le chat? SL, a volerla tagliar giù grossa, è una chat tridimensionale ben carrozzata: è così tanto virtuoso passare le serate a chattare con infoibati che cercano di adescar verginelle da concupire su sfondo bianco mentre è deprecabile passar uguale tempo a far identiche cose in tridimensionale?
Per molti di coloro che han iniziato a viaggiare in rete diversi anni fa SL è probabilmente un sogno realizzato e farci qualche giro può essere anche una bella soddisfazione. Poi: se uno è uno sfigato lo è se chatta, se blogga, se va su SL o a messa tutte le mattine.
Se mi cercate là son quello con lo spolverino arancio variegato e i mezzi guanti bianchi.
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Il peto salvifico
By matteo | March 26, 2007
Sdoganato dai guru del bon ton contemporaneo, i signori Dolce e Gabbana nel loro celebre flautolente spot, il peto si fa sempre più largo nella contemporaneità. Lo fa, savasandir, attraverso la strada maestra della diffusione odierna del pensiero: la pubblicità. E’ in onda in questi giorni, su tutte le reti, lo spot di una nota gomma da masticare dalle proprietà iperboliche che viene ingerita da un vezzosissimo scoiattolo mosso da uno scopo alto: salvare il suo bosco! Lo scoiattolino mastica, alza la gambetta e… prot: con una lunga, potente scorreggia gela tutto: il bosco è salvo. Volendo ci si potrebbe leggere anche una raffinata satira sull’inverno più caldo degli ultimi mila e mila anni.
Lo scopo, sulla lunga distanza, è chiaro: aprire un nuovo mercato. Saranno già pronte, sui tavoli dei grandi manager delle multinazionali, pasticche che rendono profumati i peti, che li colorano, sacche supertecnologiche per immagazzinarli e farne bei regali. E via discorrendo. No, non è fantasia malata, pensateci: già oggi si può scaricare, per il proprio telefonino, il giochetto che fa sentire l’alfabeto ruttato. Il passo è breve.
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