La carabina
By matteo | December 10, 2006
All’età di 8 anni mia nonna mi regalò una carabina ad aria compressa. Sparava, anche se il termine è abnorme paragonato alla funzionalità di quell’oggetto, delle capsulette di gomma, rosse o gialle, ad una distanza di un tot, ed anche meno. Da quel giorno è sempre stato un sogno nel cassetto (chiedo scusa per il luogo comune, ma calza) poterne avere una di veramente performante. Non dico per tirar giù i passeri, ma per centrare con precisione un bersaglio al almeno 15 metri, per dire. E’ stato un lento cammino di avvicinamento: prima l’arco, poi la pistola-balestra, poi i giocattoli (si cihamano così) a gas od elettrici che sparavano pallini di plastica da 6 mm di diametro. Il problema era la performance del tiro, la precisione, il costo per un bel po’ di centri. Le frecce costano un sacco, si perdono con facilità, si piegono o si rompono (in base al materiale). I pallini da 6 mm vanno bene per le battaglie a softair (fatte pure quelle, eh) ma in quanto a precisione e gittata è un gioco, appunto. C’era lo scoglio, sino a circa 2 anni fa, del porto d’armi che, per una serie di motivi, non posso farmi. Poi c’è stata la liberalizzazione (se inferiori ad una certa potenza). Restava il problema euro, il sogno era sempre là, bello e fresco nel cassetto della mia fragile mente.
Dopo 32 anni mi sono appena regalato, finalmente, una carabina vera (con tanto di ottica). Adesso posso anche diventare campione del mondo di tiro a segno, del mio mondo interiore, si sa.
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Il calo dell’interesse
By matteo | November 27, 2006
Ieri sera, sul poggiolo di un appartamento, davanti ad un nebbione così, si ragionava, con uno dei pochi vecchi amici rimasti, sull’interesse. Ci si diceva entrambi sempre meno attratti ed interessati dai vecchi amori: la politica, i costumi, il sociale. Non essendo mai stati appassionati di sport, perlomeno non così tanto da riuscire a sostenere una discussione, portarla avanti, argomentare, insomma sprecare del fiato e dell’energia per l’inutilità magmatica domenicale, se togli anche gli altri argomenti succitati, come dire, resta pochettino. Così si è concluso che potrebbe essere l’insieme di diverse concause: la crisi dei quant’anni; la noia per chi argomenta senza argomenti, per i “banal qualunquisti generalisti tuttologi approssimati ed approssimativi del sentito dire” che oggi son signori e padroni delle conversazioni; un certo distacco generale dalle cose e dai fatti.
Così ci siamo guardati, abbiamo tirato una bella boccata di sigaretta e ci siamo persi nella nebbia interna ed esterna.
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La parte intollerante
By matteo | November 27, 2006
Canticchiavo il motivetto del buon Caparezza “La mia parte intollerante”, che nel ritornello fa:
Trovo molto interessante la mia parte intollerante
che mi rende rivoltante tutta questa bella gente
A parte che è un bene, credo, conoscere la propria parte intollerante: intanto ci si può lavorar sopra, se ha l’indole dell’essere bravo e si vuol esser virtuosi, in ogni caso fa tanta compagnia. Un qualcosina, a meno di essere dei gran monaci zen, che spizzica sui testicoli sempre ce lo sia ha, altroché: facciamoci dunque amicizia, senza paura, senza remore. Che poi riesca a rendere rivoltante un bel pacco di bella gente è un lavorìo lento e meticoloso, se non sia ha il culo di avercela reattiva di natura. Mi domando però: la parte intollerante della bella gente chi o che cosa rende rivoltante?
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