Leggende submetropolitane
By matteo | July 12, 2006
Volete far prendere un coccolone al vostro amico noto puttaniere? Fategli credere che il suo cellulare sia sotto controllo. Se ne ha uno di recente costruzione ed il vostro è un bel catorcione il gico è semplice: gli fate digitare il codice per visualizzare l’IMEI (*#06#) e gli direte che, avendo il suo codice 17 cifre ed il vostro 15, la differenza è il segnale ineludibile del fatto che il suo apparecchio è sotto controllo. In certi ambienti, per così dire ai margini della legalità, c’è la convinzione che la differenza delle cifre del codice sia segnale del fatto che l’apparecchio è spiato. Un pomeriggio intero per far capire ad un ospite che il codice è legato al cellulare e non alla SIM e che c’è una spiegazione tecnica per la cosa ma niente: la prossima SIM la intesterà alla nonna noventenne e così gli sbirri avranno un bel da fare per scovarlo. La sua tesi: ti pare che ti fanno sapere la verità sul codice? La spiegazione datagli è orchestrata ad arte dalle forze dell’ordine!
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La dura scelta
By matteo | July 11, 2006
Zidane m’è sempre stato simpatico. Probabilmente per quello sguardo, oltre che per la danza col pallone tra i piedi. Così, quando l’altra sera ha buttato a terra Materazzi con la testata un filino m’è dispiaciuto. Con l’immagine sconsolata e desolante di lui che scende le scale passando di lato alla coppa. Poi c’ho pensato su: come la si può leggere ‘sta scelta? E’ stato chiaramente insultato da coso, noto da sempre pre essere un animale, è palese. Il fatto che Materazzi abbia giocato in maniera quasi normale vicino a Cannavaro è accidentale, la sostanza non cambia. Così Zinedine si trova di fronte al bivio: lottare per la Coppa e mandar giù un cotal rospo, portandosi dietro il fardello di sentirsi apostrofare, la serata della sua ultima partita in nazionale, con termini troppo duri (per la sua sensibilità) o cavarsi una soddisfazione, con la quasi certezza di non poterla più alzare al cielo, quell’agognata coppa. Dicendo così a tutti che ci sono gesti estremi, scolpiti in diretta TV, che stanno a dire, forte, che la dignità (seppur in una accezione che può essere estremamente discutibile) val di più di una finale. Lui ha scelto e chissà se si pentirà, un giorno, del gesto (che non va comunque nè accettato nè scusato, sia chiaro). Penso però che potrebbe rammaricarsi di non avergli rotto il naso, con l’occasione. E un po’ lo capisco.
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Sono sbagliato
By matteo | July 11, 2006
Ci ho provato, eccome. Però non ci riesco, non riesco ad avere tutto quell’entusiasmo che si è visto e si vede in giro per gli Azzurri e la Coppadelmondo. La dico tutta? Mi impressiona, invece, l’isteria collettiva: la gente che salta sul cofano delle macchine, che lancia i fuochi d’artificio, ragazzette che piangono gridando “grazie Azzurri” e via discorrendo. Un po’ ci soffro, visto che anche questa mattina, su Radioanch’io, Sergio Romano parlava del senso dello stato, dell’orgoglio nazionale, son cose che, da buoni cittadini, e questo e quell’altro. La prosopopea delle grandi imprese, del grido di Tardelli, del Presidente, delle onorificenze, dello stringersi attorno: è mica acqua sta robina qua. Comunque sia non riesco ad entusiasmarmi, almeno non oltre i limiti di una pacata ragionevolezza. Certo che ho visto le partite: a casa, con la famigliola, e poi via a letto, che era sempre tardi. S’è gioito, ci si è emozionati e bona là. Solo che “siamo campionidelmondo” non mi riesce di dirlo. Son più per le imprese vissute in prima persona. Così, ieri pomeriggio, quando ho migliorato la mia pedalata e son arrivato sulla cima del colle, con i Blues Brothers in cuffia (straordinaria accoppiata con i sentieri in mezzo ai boschi, la consiglio vivamente), sudato e grondante mi son sentito veramente campione del mondo. Del mio mondo interiore.
Topics: Si potrebbe dire outing | 12 Comments »